08/02/15
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In montagna si parla «meglio»
L'altitudine influenza la lingua.

L'alta quota riduce lo sforzo fisiologico delle consonanti eiettive

Fino a questo momento i linguisti credevano che il collegamento esistente tra la struttura di un linguaggio e il mondo naturale fosse circoscritto all’influenza dell’ambiente sul vocabolario. Ma la geografia linguistica dimostra che le aree geografiche caratterizzate dalla presenza di uno stesso fenomeno linguistico hanno in comune anche l’altitudine. La voce umana è capace infatti di una moltitudine di suoni e nell’infanzia questo immenso spettro di fonemi è potenzialmente ricchissimo. Avviene poi che con la crescita ci siano suoni che rimangono silenziosi e tendano a spegnersi, mentre altri vengono sviluppati e potenziati. E questo meccanismo di selezione naturale dei fonemi ha anche ragioni geografiche. Lo sostiene uno studio dell’Università di Miami, pubblicato su Plos One, che mette in luce un link raramente esplorato, tra suoni e geografia.

QUESTIONE DI ALTITUDINE
- Caleb Everett, antropologo appassionato di linguaggi, ha studiato e analizzato 567 lingue facendo riferimento al World Atlas of Linguistic Structures (il più completo database dei suoni esistente) e le ha poi importate utilizzando un software di Google Earth, mettendo così in relazione i fonemi e le coordinate geografiche. È emerso così che le popolazioni che vivono tra le montagne sviluppano con il tempo alcuni suoni particolari, ovvero le consonanti eiettive, chiamate anche dagli esperti glottidalizzate non polmonari, in quanto pronunciate con la chiusura contemporanea del glottide. Appartengono all’incirca al 20 per cento dei linguaggi mondiali, ma soprattutto sono ricorrenti tra le popolazioni che vivono a una certa altitudine poiché la diminuzione della pressione dell’aria determina una riduzione dello sforzo fisiologico per la compressione dell’aria nella cavità faringea e contemporaneamente riduce la quantità di vapore acqueo emesso durante la pronuncia delle parole.

LE CONSONANTI EIETTIVE
- L’articolo nel quale il professor Everett sostiene questa tesi si intitola non a caso Evidence for Direct Geographic Influences on Linguistic Sounds: The Case of Ejectives e fa riferimento a questa famiglia di consonanti che contraddistinguono tutte e tre le famiglie caucasiche, le famiglie Athabaska, Siouan e Salishan del Nord America, insieme a tante famiglie diverse del Pacifico nord-ovest, la famiglia Maya e Aymara, la varietà meridionale di Quechua (Qusqu-Qullaw), la famiglia afro-asiatica e qualche lingua Nilo-sahariana, la famiglia Hadza e le famiglie Khoisan dell'Africa australe.

ALTA QUOTA
- In sostanza l’alta quota ridurrebbe lo sforzo fisiologico di pronuncia di questi fonemi, secondo la tesi dello stesso Everett, come dimostra il fatto che l’87 per cento delle lingue che contemplano le consonanti eiettive si trovano nel raggio di 500 km da zone ad alta quota (ovvero zone poste a un’altitudine superiore ai 1.500 metri). L’unico territorio che fa eccezione alla regola delle consonanti glottidalizzate è l’altopiano del Tibet e le zone adiacenti e gli esperti ipotizzano che le popolazioni di questi territori, come dimostrato da precedenti studi, respirino a un ritmo più elevato delle altre popolazioni di montagna, registrando una riduzione di quel tasso di ipossia che faciliterebbe lo sviluppo delle consonanti eiettive

Emanuela Di Pasqua

tratto da corriere.it/scienze



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